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Abstract: Negli anni Ottanta, in un villaggio della Jugoslavia, Emine è una giovane donna che spesso si scontra con le idee del mondo attorno a sé e con un padre severo e superstizioso. Per un capriccio, un uomo che conosce appena le chiede la mano, e lei in quel matrimonio intravede la possibilità di un cambiamento. Quando i Balcani in guerra si sgretolano, la famiglia fugge in Finlandia e la vita nel nuovo paese è dominata dalla paura e dalla vergogna. Accanto a lei, il figlio Bekim cresce in una terra dove a chi viene da fuori si comanda di accontentarsi di poco e di essere grati. Il ragazzo rischia di diventare un emarginato sociale, è un immigrato ed è gay, in un paese sospettoso verso gli stranieri fino alla violenza. Quando gli chiedono il suo nome, spesso ne inventa uno. A volte finge di essere russo. I duri del posto gli sputano in faccia. È ossessionato dalla pulizia e distaccato non solo dai suoi compagni di scuola ma anche dalla madre, che a sua volta è alla ricerca di una identità e di un futuro diversi. A parte incontri occasionali, l'unico compagno di Bekim è un enorme serpente, un boa che lascia vagare liberamente per l'appartamento. Poi, una notte in un gay bar, il giovane incontra un gatto come nessun altro. Questa creatura parlante, capricciosa, affascinante e manipolatrice lo guiderà in un viaggio sconvolgente nel passato, verso il Kosovo e i suoi demoni, per dare un senso alla storia magica e crudele della sua famiglia. Il primo romanzo di Pajtim Statovci è una continua sorpresa: un serpente letale, un gatto sprezzante e sexy; incontri online e matrimoni balcanici; il caos surreale dell'identità; le cose che cambiano quando cambia il nostro mondo, quelle che invece non cambiano mai; il catastrofico antagonismo tra padri e figli; l'attonito sentimento dell'amore. Statovci è uno scrittore di singolare originalità e potenza, e in questo suo esordio abbraccia la complessità del nostro mondo creando un'opera letteraria che possiede la forza di un classico del futuro.
Titolo e contributi: Il mio gatto Jugoslavia/ Pajtim Statovci ; traduzione di Nicola Rainò
Pubblicazione: Palermo : Sellerio, 2024
Descrizione fisica: 291 p. ; 21 cm
EAN: 9788838946073
Data:2024
Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)
Paese: Italia
Sono presenti 7 copie, di cui 1 in prestito.
Biblioteca | Collocazione | Inventario | Stato | Prestabilità | Rientra |
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TORRE BOLDONE | 894.54134 STA | TBL-76384 | In prestito | 19/05/2025 | |
BONATE SOPRA "DON LORENZO MILANI" | 894.54134 STA | BON-38406 | Su scaffale | Prestabile | |
TRESCORE BALNEARIO | STA P | TRE-63777 | Su scaffale | Prestabile | |
TREVIGLIO | LETTERATURA SCANDINAVA | TRV-172727 | Su scaffale | Prestabile | |
TREVIGLIO | VETRINA LIBRI AUTOGRAFATI | TRV-172734 | In vetrina | Non disponibile | |
ROMANO DI LOMBARDIA | 894.54134 STA | ROM-83299 | Su scaffale | Prestabile | |
PONTIROLO NUOVO | 894.54134 STA | PNT-36298 | Su scaffale | Prestabile |
Ultime recensioni inserite
È un romanzo molto particolare, insolito, dallo stile spiazzante, che, benché tratti tematiche importanti, risulta non sempre comprensibile e lineare; l'ho trovato un po' contorto e troppo frammentato. Il libro si apre con una chat gay che introduce il primo protagonista, nonché voce narrante in prima persona. Un personaggio ambiguo, fragile, insicuro e a volte irascibile. Vi è poi una seconda voce narrante, quella di Emine, anch'ella un personaggio tormentato, privato dei sogni e costretto a seguire il destino riservato alle donne albanesi negli anni Ottanta. Le due voci si alternano, mantenendo tra l'altro due diversi piani temporali: Bekim il presente ed Emine il passato, dal momento che racconta l'evolversi della propria vita. Le due storie proseguono parallele e finiscono per intrecciarsi solo in un piccolo frangente, quasi a testimoniare la labilità del legame che accomuna i due protagonisti. Vi si ritrovamo numerose parole ed espressioni in albanese ed infatti i protagonisti appartengono ad un periodo in cui il Kosovo faceva parte dell'Albania. Vi sono anche oggetti, vestiti e tradizioni di questa terra, soprattutto legate alle nozze e traspare una certa antipatia nei confronti dei gatti ed una pratica durante la prima notte di nozze che mi auguro con tutto il cuore non sia vera: da amante dei gatti non potrei accettarla! Numerosi anche i riti scaramantici di buon augurio. Anche in questa cultura, purtroppo, emerge la figura di una donna sottomessa, che deve servire ed assecondare in tutto il proprio uomo o il padre. L'autore Pajtim Statovci si serve anche di una buona dose di realismo magico, utilizzando numerose metafore, un gatto allegorico ed antropomorfo che dal carattere arrogante e razzista ho assimilato alla figura di Bajram. Ben trattato è sicuramente il tema dell'immigrazione, rimarcando la differenza tra culture diverse e la difficoltà di integrazione da parte degli stranieri, data la discriminazione ed il campanilismo delle popolazioni locali, che di certo non aiutano. L'immigrazione prende il là da un fatto storico reale: la morte del presidente Josip Broz Tito e la conseguente crisi della ex Jugoslavia, la disgregazione del paese, le lotte interne tra albanesi e croati che sfociarono nella guerra del Kosovo e nel massacro di Raĉak, un omicidio di massa perpetrato dalle forze serbe. Viene quindi affrontato anche il tema della guerra e molto toccanti sono le immagini di sofferenza stile telegiornale, che portano inevitabilmente a dubitare dell'esistenza di Dio. Elementi ricorrenti nel libro sono sicuramente i gatti (ben 3 e di carattere diverso) e la morte. Altre tematiche importanti affrontate sono la violenza domestica e la fragilità delle relazioni familiari, che nel bene e nel male segnano per tutta la vita, così come le proprie origini e sicuramente il tema dell'omosessualità. La scrittura, per quanto scorrevole, risulta comunque frammentata, visti i numerosissimi salti temporali e la scelta di inserire elementi metaforici o eventi indipendenti, quali semplici comparse, che destabilizzano e portano il lettore ad interrogarsi e a cercare di trovare una chiave di interpretazione. I dialoghi sono pochi, quasi a sottolineare la solitudine che accompagna ed aleggia intorno a tutti i personaggi; a volte i pensieri o i discorsi diretti vengono inglobati nella trama con un altro font. Non mancano descrizioni più poetiche e liriche del paesaggio, ma anche riflessioni di un certo calibro. Non posso dire che il libro mi abbia fatta impazzire, ma non posso nemmeno dire che non mi sia piaciuto! Ho gradito come l'autore abbia affrontato di petto determinate tematiche, ma non avrei disdegnato un maggiore approfondimento delle parti più criptiche.
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