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MANZONI DAY
A te non dico nulla se non ch'io sono Manzoni.
A chi sono indirizzate queste parole?
Cosa lega Alessandro Manzoni a Treviglio?
Vieni a scoprirlo da lunedì 22 a sabato 27 maggio 2023 nella biblioteca di Treviglio!
Oltre a una vetrina dedicata, potrai leggere la lettera conservata nell'archivio storico del Comune di Treviglio, che Alessandro Manzoni scrisse a Tommaso Grossi.
Lunedì 22 maggio 2023 dalle 17:30 alle 18:30 partecipa alla maratona di lettura dedicata a Manzoni!
La lettera fu pubblicata nel 1921 nell’edizione nazionale del “Carteggio” curata da Sforza e Gallavresi, con l’indicazione che era conservata nella Biblioteca Comunale “Carlo Cameroni” di Treviglio. Poi, non si sa da chi né come né esattamente quando ma forse negli anni Trenta, il documento fu trafugato.
In seguito venne in possesso del libraio Chiesa con quello che in termini giuridici si chiama “incauto acquisto”. Egli, resosi ben presto conto del suo valore, della sua provenienza furtiva e dell’impossibilità di rivenderlo sul mercato, lo consegnò alla Soprintendenza, che decise di affidarlo al Centro Nazionale di Studi Manzoniani finché la Biblioteca di Treviglio provvedesse alla sua sicura custodia.
Finalmente, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della morte di Tommaso Grossi, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Treviglio poté ottenerne la restituzione e solennizzò l’evento con una piccola pubblicazione, curata da Gianmarco Gaspari.
La lettera è una bella testimonianza dell’amicizia che legava questi due protagonisti della vita culturale e politica di Milano agli inizi dell’Ottocento. È indirizzata al recapito milanese di via Morone, cioè a casa Manzoni, dove il Grossi viveva in due stanzette e dove rimase fino al 1838, quando prese moglie. Il Manzoni sta per dare alle stampe la prima edizione dei Promessi Sposi e il Grossi ha pubblicato da poco I Lombardi alla prima Crociata e ha già in mente le sestine In morte di Carlo Porta. Ma nella lettera non parla né di letteratura né di politica, prevale l’atmosfera familiare: il racconto del viaggio e le notizie degli amici, “… parlar di te e dei nostri carissimi”, come scrive appunto da Genova.
Fra gli amici è anche lo zio canonico che abitava a Treviglio, dove il Grossi tornava ogni estate per trascorrere le vacanze. Dalla metà degli anni Trenta fino al ’48 il borgo divenne il riferimento per un gruppo di personaggi dell’ambiente milanese, che cercavano un sollievo degli impegni professionali e vi portavano la propria esperienza di vita e d’arte e la propria sensibilità, i propri orientamenti culturali, l’aria della grande città.
Verso gli anni ‘40 Tommaso Grossi acquistò un appartamento nel borgo e una cascina nella campagna circostante e vi veniva anche a curare gli interessi economici connessi con l’allevamento dei bachi da seta. Nella casa dello zio si riunivano i suoi vecchi amici di gioventù G. Battista Nazari e Carlo Cameroni, ma anche il più giovane Andrea Verga, che si stava affermando come psichiatra. In quel periodo giungeva da Casirate anche Massimo D’Azeglio, “vedovo innamorato e non più giovinetto” di Luisa Maumary vedova Blondel, cognata del Manzoni. E per consolarsi delle sue pene d’amore andava a caccia con il poeta, oppure faceva passeggiate in riva all’Adda, al castello di Brignano e a Caravaggio, con lunghi discorsi sui romanzi storici e sull’arte.
Ma non mancavano di venire nel borgo anche i pittori Francesco Hayez e Giuseppe Molteni e lo scrittore Giulio Carcano; più raramente donna Teresa Manzoni e il figlio Stefano Stampa e infine anche Luisa D’Azeglio-Maumary, ormai separata dal marito. Talvolta si riunivano insieme alla tavola dello zio canonico su cui trovavano cibi semplici preparati dalla zia Barbara: il “riso coi pezzetti”, la polenta con le salsicce e, in tempo di caccia, con gli uccelletti.
Più tardi il D’Azeglio, divenuto primo ministro, da Torino rammentava con nostalgia all’amico Grossi: “Oh, tempi dei quadri, delle passeggiate, del riso co’ pezzetti dove siete andati?”. E certo per molti di loro quei giorni rimasero nella memoria come momenti di riposo, di allegre compagnie, di piacevoli discussioni e divagazioni durante la stagione estiva. Le stesse impressioni e la stessa aria famigliare che caratterizza la lettera conservata a Treviglio e che era poi quella che si respirava a Milano in via Morone negli anni Venti, al tempo in cui i due amici concepirono le loro opere maggiori.