È un thriller con una bella ambientazione ed un ottimo intreccio che, pur utilizzando parecchi salti temporali, non risulta mai caotico o confusionario. L'autrice Liz Moore è abile nell'alimentare il mistero, che finisce per abbracciare ben due casi di scomparsa. La narrazione avviene da diversi e numerosi punti di vista, anticipati dal nome che dà il titolo al paragrafo. Il tutto è sempre molto scorrevole ed ogni paragrafo si interrompe sempre in momenti salienti, generando un'eco che si riaggancia al momento lasciato in sospeso. Non mancano scene crude legate alla vita a diretto contatto con la natura e ad esperienze di sopravvivenza. Interessanti anche i temi che emergono dalle storie dei vari personaggi: le conseguenze psicologiche di un trauma, l'assenza ed il bisogno di affetto, i difficili rapporti familiari, la difficile età dell'adolescenza con il pericolo di abuso di alcool e sostanze stupefacenti, l'orgoglio di un nome di famiglia che non può essere infangato. Le premesse sono state davvero delle migliori, così come lo sviluppo. Peccato invece per l'epilogo ed i moventi delle scomparse, che sono risultati davvero molto deboli e un po' deludenti. I vari elementi dell'indagine non sono stati sviluppati a dovere ed alcune scelte si sono rivelate frettolose ed un po' inconsistenti. Con questo non mi sento di bocciare la lettura, che comunque è stata coinvolgente.
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