Questo sito non utilizza cookie di profilazione ma solo cookie tecnici ai fini del corretto funzionamento delle pagine. Per maggiori informazioni clicca qui.
Community » Forum » Recensioni
Zandonai Editore, 10/01/2011
Abstract: Brillanti e beffarde, colte e irriverenti, queste short stories veri e propri "racconti dal vivo" - vanno quasi a comporre un romanzo in frantumi e narrano di un luogo chiamato Belgrado, di un Paese chiamato Serbia in una travagliata fase di transizione. Velickovic presta la propria voce a una comunità lacerata, che vive in bilico tra un "passato che non è mai passato" e dal quale si ereditano conflitti, tragedie e triviali derive nazionalistiche, e un futuro appeso a un filo di incertezza e scetticismo che dovrà sciogliere il dilemma di una colpa collettiva. Acuto interprete degli umori, delle sensazioni e dei sogni nascosti di una città intera, così come del proprio spaesamento, l'autore è un intellettuale che ancora pratica il "conosci te stesso" pur se con laconico disincanto. La medesima disillusione con cui denuncia un regime che soffoca critica e dissenso, e un Occidente libero e democratico che getta bombe "intelligenti" nel cortile di casa sua. Una confessione che è insieme testimonianza civile e autoterapia, sguardo amaro e perdutamente ironico gettato sul presente da un luogo che in realtà è un vizio irrinunciabile. Questo vizio si chiama Belgrado.
1691 Messaggi in 1547 Discussioni di 354 utenti
Attualmente online: Ci sono 69 utenti online