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Tutte le droghe dovrebbero essere legalizzate?
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Busby, Mattha

Tutte le droghe dovrebbero essere legalizzate?

Roma : Nutrimenti, 2023

Abstract: Dai medicinali alla cocaina, dall'alcol alla cannabis, il consumo di droghe ha raggiunto un picco senza precedenti. Abbiamo sempre cercato dei modi per attenuare il dolore e alterare il nostro umore: e allora perché delle sostanze sono lecite e altre sono ancora proibite? La cannabis è legalizzata, almeno in parte, in più di 50 paesi. È ora di fare lo stesso anche con funghi allucinogeni, Mdma e Lsd? Questa illuminante inchiesta sull'effetto delle droghe sulla salute degli individui e della società esamina la cosiddetta 'guerra alla droga', chiedendosi se non abbia fatto più danni delle sostanze stesse e se il futuro non possa essere invece il microdosaggio. È un appello alla depenalizzazione, una richiesta di spazi sicuri per il consumo di droghe, se necessario. E infine è uno studio su una possibile commercializzazione regolata: è ora di portare stimolanti e psichedelici sui banconi delle farmacie?

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Terminata la lettura di Tutte le droghe dovrebbero essere legalizzate? (Should All Drugs Be Legalized?) di Mattha Busby.
Il libro è del 2023 ma probabilmente "è già vecchio" su molti aspetti, come un certo ottimismo verso l'idea di un mondo con politiche sempre meno repressive (prospettiva sempre meno facile da immaginare, visto la crescita abnorme delle peggio destre), e se si cercano riferimenti alla situazione italiana non se ne troveranno (il libro però non si limita a una visione statunitense-centrica). Inoltre non si può dire che il libro sia totalmente privo di suoi pregiudizi ideologici: personalmente non vedo in ciò un problema, perché ogni persona ha una propria struttura ideologica (in parte "unica", in parte "derivata" dall'esterno perché è impossibile evitare totalmente influenze e secondo me spesso chi più si vanta di essere "anti-pensiero unico" è anche più tendente a ripetere concetti espressi da guru vari, probabilmente di estrema destra) e comunque portare avanti un proprio pensiero non esclude affatto la possibilità di avere un approccio (auto)critico e obiettivo, però non posso negare di non essere in sintonia con alcuni passaggi del libro in cui traspare una mentalità "fricchettona-naive" (come in un riferimento sulla medicina olistica) e legalitarista.
Detto ciò, il messaggio pro-legalizzazione "totale" delle droghe non cede a una prospettiva liberista e, soprattutto, lo studio mette in luce come la guerra alle droghe, promossa in particolare dagli usa ma non solo, oltre a essere clamorosamente fallimentare (chi ironicamente dice che "le droghe han vinto" ha ragione), ha provocato, provoca e provocherà danni molto maggiori dell'abbandono di politiche repressive, sia per la salute diretta di chi abusa delle sostanze stupefacenti sia per la violenza che alimenta mentre foraggia gli imperi criminali. Si mette inoltre in luce l'ipocrita doppiopesismo con cui si dividono droghe "legali" (alcool, tabacco, farmaci prescritti, ma anche caffé, té ecc.) e droghe "illegali", di come queste divisioni, insieme alla classificazione di "pesantezza", sia spesso arbitraria e cambi nel tempo, e di come spesso le strategie di repressione servano non tanto a raggiungere il mito dell'assenza di droghe (impossibile, in quanto gli esseri umani, e non solo, da sempre hanno esperienze con sostanze droganti) quanto a reprimere gruppi mal visti da chi detiene il potere (soprattutto se di destra): reprimere chi critica un certo sistema "valoriale" perché critica questo sistema o sorvegliare determinati gruppi etnici per ragioni razziali non suona così bene come reprimere "chi si droga".
Insomma, una lettura molto interessante, anche se probabilmente non esaustiva.

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