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Le rondini di Montecassino
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Janeczek, Helena

Le rondini di Montecassino

Parma : U. Guanda, 2010

Abstract: Montecassino, 1944. Per cinque mesi, gli alleati cercano di sfondare la Linea Gustav. Fra le unità che compongono le loro armate non ci sono solo americani e inglesi, ma anche truppe di altri continenti che il vortice della guerra mondiale ha risputato in Ciociaria: indiani, nepalesi e persino un battaglione di maori della Nuova Zelanda. Ci sono i marocchini, colpevoli di stupri di massa e per questo gli unici soldati coloniali ricordati. Ci sono i polacchi, un esercito formato da ex deportati dei gulag che combattono in terra straniera per la libertà della Polonia dai totalitarismi. Fanno parte di quella strana compagine anche un migliaio di ebrei che imbracciano le armi per il puro diritto a esistere. E ci sono i civili, con la loro sofferenza, tra due fuochi. Chi erano quegli uomini esclusi dall'immaginario della Seconda guerra mondiale? Helena Janeczek cerca di rispondere con storie semplici. Quella di John Wilkins, soldato texano caduto nel cruento e inutile tentativo di attraversare un fiume. Quella di Rapata Sullivan, nipote di un veterano del battaglione maori da poco deceduto che presenzia al posto del nonno alle celebrazioni della battaglia. Quella di Edoardo Bielinski e Anand Gupta, due amici cresciuti a Roma che a Cassino ci vanno quasi per spirito di avventura, mentre aspettano di capire cosa sarà di loro dopo il liceo. E quella di Rachida, un'immigrata marocchina, a servizio da una coppia di vecchi italiani.

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I romanzi di Helena Janeczek sono sempre una garanzia per la serietà e l'impegno con cui la scrittrice recupera i fatti storici fino a trasformarli in racconto e per la scrittura fluida con cui li presenta.
In quest'opera si raccolgono una serie di racconti relativi alle battaglie di Montecassino a cui parteciparono a fianco degli Alleati anglo-americani soldati di ogni nazionalità sia europei sia provenienti da Paesi coloniali o ex-coloniali.
È preponderante però l'aspetto autobiografico in quanto la scrittrice, figlia di ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah, mette in risalto da una parte il contributo dato dal popolo polacco alla liberazione dai nazifascisti e dall'altra la complessità del loro ruolo durante il Secondo conflitto, schiacciati tra l'Unione sovietica di Stalin e la Germania di Hitler.
L'autrice s'interroga sul senso e sul significato della memoria, tema che attraversa tutte le storie qui raccolte, se sia essa la necessità di non dimenticare il passato per costruire il presente e quindi il futuro o piuttosto sia il modo per ripensare il nostro rapporto con chi ha vissuto il dramma della guerra e della privazione della libertà.

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