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M. [1]: Il figlio del secolo
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Scurati, Antonio

M. [1]: Il figlio del secolo

Firenze [etc.] : Bompiani, 2018

Abstract: Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale". Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti - D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

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A parte l'elenco dei personaggi principali, ho finalmente terminato la lettura di M - Il figlio del secolo di Antonio Scurati.
Pur usando la narrazione in terza persona (fatta eccezione l'uso della prima persona nel "capitolo" di apertura e in quello di chiusura), abbracciando uno sguardo corale di punti di vista, inserendo stralci di documenti storici e riducendo al minimo i dialoghi diretti, questo romanzo racconta l'ascesa di benito mussolini con un'intimità tragica, costruendo una figura anti-eroica fedelissima alla Storia ma, pur non abbracciando la demonizzazione (che, a mio avviso, non fa mai bene, e non per questioni di moderatismo ma perché, demonizzando il nemico, gli si toglie la responsabilità umana e, per assurdo, si rende inutile ogni istanza di rivolta contro di esso), si evita la mitizzazione, anche mascherata e/o ambigua, che l'estrema destra attualmente al potere, a 100 anni quasi esatti di distanza dalla presa del potere del fascismo storico di cui è erede diretta, vorrebbe sotto sotto (e forse neanche così "sotto sotto") fare del duce.
Scurati, inoltre, riesce a rendere palpabile l'atmosfera tesissima del periodo storico affrontato rivelando anche una certa "casualità" e inconsapevolezza dell'avvento del fascismo e, forse, questo è il lavoro di massima demitizzazione che il romanzo compie su questo fenomeno: privato della natura "fatalistica" ricostruita a posteriori, che vede la salita al potere di mussolini come un fatto inevitabile, il potere fascista perde la sua aurea (anti)eroica mostrando una confusione che, con avversari diversi (e istituzioni diverse), sarebbe scoppiata in una bolla di sapone. Anche lo svelamento di divisioni e beghe interne contribuisce ad abbattere il fascino del fascismo sgretolandone la pretesa di unitarietà monolitica.
Insomma, un ottimo romanzo.

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