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Milano : Chiarelettere, 2017
Abstract: "Ho capito tutto" ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, mentre lavorava disperatamente alla verità sulla strage di Capaci. Cinquantasei giorni dopo l'esecuzione di Falcone, arrivò la sua. Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza ricostruiscono quei momenti drammatici con il supporto delle carte giudiziarie, le testimonianze di pentiti ed ex colleghi magistrati, le confidenze di amici e familiari. E ci restituiscono le pagine dell'agenda scomparsa nell'inferno di via D'Amelio, in cui Borsellino annotava minuziosamente appuntamenti e intuizioni investigative. Qualcuno si affrettò a requisirla: troppo scottante ciò che il magistrato vi aveva scritto nella sua corsa contro il tempo. Chi incontrava? Chi intralciava il suo lavoro in procura? Quali verità aveva scoperto? E perché, lasciato solo negli ultimi giorni della sua vita, disse: "Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia... Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri"? Nella premessa a questa nuova edizione, pubblicata a trent'anni dalla strage, gli autori riannodano le fila delle azioni investigative e giudiziarie che da lucidi cronisti documentano con ostinazione fin da quel tragico 1992. Oggi sappiamo che dietro il "più colossale depistaggio della storia d'Italia" c'è la mano dello Stato, una verità che non può più essere taciuta. Prefazione di Marco Travaglio.
15 agosto 2024 alle 17:00
Gli autori ricostruiscono il periodo del 1992 intercorso tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio evidenziando, da una parte, le carenze del sistema di sicurezza e gli omissis che non sono riusciti ad evitarle e, dall'altra, la volontà, già palese nella scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino, di non arrivare a fare piena luce sui mandanti occulti delle stragi stesse.
In tutto questo emerge la solitudine di Falcone e Borsellino, legati a doppio filo da una vera amicizia e dallo stesso senso del dovere, "motori di una fase storica di contrasto a Cosa Nostra" come scrivono gli autori, che lavorarono instancabilmente e coraggiosamente ma a cui gli appoggi istituzionali arrivarono troppo tardi.
A più di trent'anni di distanza, oltre al ricordo e all'esigenza di verità, viene da chiedersi se il sacrificio, loro e degli uomini della scorta, sia servito a rendere più difficile l'insinuarsi di Cosa Nostra, e della mafia, nella società civile, nelle istituzioni e nel tessuto imprenditoriale ed economico.
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