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Milano : Adelphi, 2007
Abstract: È lei, Tat'jana Ivanovna, la vecchia nutrice, a preparare i bagagli di Jurij e di Kirill, i ragazzi che partono per la guerra; ed è lei a tracciare il segno della croce sopra la slitta che li porterà via nella notte gelata. Sarà ancora lei a rimanere di guardia alla grande tenuta dei Karin allorché la famiglia dovrà, come tanti, rifugiarsi a Odessa e ad accogliere Jurij quando tornerà, sfinito, braccato. Né si perderà d'animo, la vecchia nutrice, quando dovrà camminare tre mesi per raggiungere i padroni e consegnare loro i diamanti che ha cucito a uno a uno nell'orlo della gonna. Grazie a quelli potranno pagarsi il viaggio fino a Marsiglia, e proseguire poi per Parigi. Nel piccolo appartamento buio che hanno preso in affitto Tat'jana vede i Karin girare in tondo, dalla mattina alla sera, come fanno le mosche in autunno. Lei, che è stata testimone del loro splendore, che li ha visti crescere, che li ha curati e amati per due generazioni con fedeltà inesausta, li vedrà adesso vendere le posate, i pizzi, perfino le icone che hanno portato con sé. Sembra che nessuno di loro voglia ricordare ciò che è stato; solo lei, Tat'jana Ivanovna, ricorda: così una notte, quella della vigilia di Natale, mentre tutti sono fuori a festeggiare, si avvia da sola, avvolta nel suo scialle, verso la Senna.
29 luglio 2024 alle 17:56
È un libricino che si legge in breve tempo ma, nonostante la brevità, è davvero intenso. Ci si ritrova un attimo spaesati tra i vari nomi russi ed i loro vezzeggiativi, ma fortunatamente i personaggi sono pochi. Irène Némirovsky descrive in modo accurato i vari ambienti e le condizioni atmosferiche. Il libro ha un ritmo molto lento, gli eventi sono pochi ma inaspettati ed incisivi. Le pagine del libro sono pervase da un'atmosfera nostalgica, in cui i ricordi occupano grande spazio. Ma l'atteggiamento dei vari membri della famiglia cambia: c'è chi ricorda con malinconia, chi con rabbia per il dolore di qualcosa che è passato e non tornerà più, chi estraniandosi dalla realtà ed immergendosi in un mondo di sogni e memorie. Quest'ultimo è proprio il caso di Tat'jana, incapace di adattarsi e di ricominciare, chiusa in sé stessa, in uno spaesamento con ormai pochi sprazzi di lucidità, aspettando quella neve che ricorda con desiderio. Una scrittura che lascia poco spazio al sentimentalismo e che denota la grande capacità di lucida introspezione dell'autrice. Fonte di ispirazione autobiografica è la sua stessa fuga, con la famiglia, dalla Russia alla Francia. Un epilogo triste, ma in linea con il racconto.
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