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Il mignolo di Buddha
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Pelevin, Viktor Olegovic

Il mignolo di Buddha

Milano : Mondadori, 2001

Abstract: Petr Pustotà, un importante poeta di Pietroburgo, si trova inaspettatamente a dover vestire gli scomodi panni di aiutante per il leggendario comandante Capaev e per la sua formidabile amica, addetta alla mitragliatrice, Anna, nel corso della Guerra Civile del 1919 tra bianchi e rossi. Ma qual'è il segreto della mitragliatrice? Perché Petr continua a svegliarsi in un ospedale psichiatrico di Mosca negli anni '90 dove viene sottoposto a sedute di terapia turbojunghiana? E cosa c'entra Arnold Schwarzenegger in tutto questo?

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Utente 84575
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Di questo romanzo dalla trama spezzettata, in cui il sogno s’alterna ad una realtà metafisica ed in cui i personaggi sono in balia di cocaina, funghi allucinogeni e vodka prima che della loro volontà, emerge il tono critico, a tratti sarcastico, con cui Pelevin parla della Russia, delle sue peculiarità, della sua storia, della sua letteratura.
La lettura è avvolgente nonostante l’aspetto caricaturale di molti personaggi e nonostante le storie siano “asettiche”, senza sentimenti e senza grandi passioni.
E’evidente la grande conoscenza della letteratura da parte di Pelevin che riconduce, consciamente o inconsciamente, la sua narrazione a quella di altri scrittori: l’ambiente dell’ospedale psichiatrico ha molte analogie con il sanatorio de “La montagna incantata” di Mann nell’onnipotenza del medico, negli aghi delle siringhe sollevati come spade, nella non-libertà dei pazienti. Nella parte in cui Volodin, Kolijan e Surik, dopo aver consumato funghi allucinogeni, si ritrovano a discutere e a confrontare le proprie opinioni nel bosco è inevitabile che tornino alla mente i “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij.

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