Cappuccetto Rosso redux - Danijel Žeželj
Ogni pagina un capolavoro
Ogni pagina un capolavoro
A mio parere, il peggior lavoro di Zezelj
Incompleto. Arriva solo fino al capitolo 27.
"Il Cristo sorrise.
Don Camillo intende sempre la mia voce e questo significa che non ha il cervello pieno di nebbia.
Non sei tu che hai peccato: anzi la tua riconoscenza mi commuove, perché tu in ogni piccola cosa che ti dia gioia, sei pronto a vedere la benevolenza di Dio. E la tua gioia è sempre onesta.
È la troppa cultura che porta all' ignoranza, perché se la cultura non è sorretta dalla fede, a un certo punto l'uomo vede soltanto la matematica delle cose.
E l' armonia di questa matematica diventa il suo Dio, e dimentica che è Dio che ha creato questa matematica e questa armonia.
Ma il tuo Dio non è fatto di numeri, don Camillo "
È un libro molto introspettivo, in cui la sfera emotiva gioca un ruolo fondamentale in una storia che tratta numerosi temi: l'omosessualità, l'amore e le sue difficoltà, la malattia, la perdita, la morte, il senso di smarrimento per l'assenza di una persona, la difficoltà nella rielaborazione di un lutto, la solitudine non imposta ma anelata, la ricerca del proprio posto nel mondo per tornare alla vita. Il racconto è in terza persona e benché i protagonisti siano due, il tutto viene narrato dal punto di vista di Leo, scandagliando i suoi sentimenti e le sue emozioni ed avvicinando il lettore al personaggio in modo intimo. Vi sono numerosi salti temporali nel passato, che si insinuano nel presente di Leo attraverso qualcosa che rievoca i suoi ricordi, sia piacevoli che dolorosi. Non vi sono capitoli, il libro è diviso in tre parti e vi sono dei paragrafi che delimitano il confine tra presente e passato, continuamente influenzati l'uno dall'altro. Vi sono numerose descrizioni erotiche che scendono nel dettaglio, ma senza mai scadere nella volgarità. Molto curato è l'aspetto dell'attrazione, tra giochi di sguardi, contatti fintamente occasionali e sfioramenti leggeri. È presente anche una dimensione onirica sull'uso di sostanze stupefacenti, ma l'ho trovata un po' caotica: è l'unica parte che ha appesantito un po' la mia lettura. Ben trattato è il senso di smarrimento ed il desiderio di annullamento che pervade il protagonista per la perdita dell'amato, che ha voce in capitolo solo attraverso brevi lettere riportate nella trama. I dialoghi sono poco presenti. Il titolo esprime l'incapacità di Leo di vivere quotidianamente il suo amore, proiettando nel presente la consapevolezza di una futura separazione: "voleva continuare a essere un amante separato, voleva continuare a sognare il suo amore e a non permettergli di infrangersi nella quotidianità". Altro tema fondamentale è la ricerca di una propria missione, per riemergere dalla paura della morte. L'epilogo risulta inaspettato, riuscendo ad infondere serenità in un fatto tragico. La scrittura di Pier Vittorio Tondelli è meravigliosa: il suo stile è elegante, ricercato, a volte poetico ed evocativo.
La storia non è molto coinvolgente ma riserva qualche sorpresa. L’arte e la poesia di Zezelj la rendono comunque piacevole.
Lo stile di Zezelj rimane unico ma le storie risultano obsolete. A parte questo, le città invisibili sono opere d’arte che meritano di essere viste almeno una volta!
Graficamente é molto bello ma la storia, anche in questo volume, è scarna, noiosa e poco interessante.
Idea originale, ma lo sviluppo non risulta altrettanto interessante. Storia alquanto noiosa. Meritano le note finali relative alle scelte grafiche operate dagli autori.
È un libro scritto a quattro mani che si ispira ad un fatto di cronaca nera di cui gli stessi autori sono stati testimoni: l'omicidio di David Kammerer (Ramsay Allen nel racconto) da parte dell'amico Lucien Carr (Phillip Tourian) avvenuto il 14 agosto del 1944 in seguito ad un litigio tra i due. Gli amici William S. Burroughs e Jack Kerouac, sotto gli pseudonimi di Will Dennison e Mike Riko, decidono di raccontare il fatto in un libro, promettendo però a Lucien Carr di pubblicarlo solo dopo la sua morte. Fu così che il libro, scritto nel 1945, è stato pubblicato solo nel 2008. I due autori si alternano nella narrazione, ma in modo così fluido che risultano talmente ben amalgamati da farla apparire frutto della sressa penna. Il racconto mostra chiaramente l'appartenenza del gruppo di amici alla beat generation, un movimento giovanile di ribellione verso i valori tradizionali della società in cui vivono: tutti sono sempre al verde, vivono alla giornata e quel poco che guadagnano, o spesso rubano, lo scialacquano in droga ed alcool. L'ambientazione richiama la fine della seconda guerra mondiale. Il libro risulta realista anche nel linguaggio, diretto e senza allusioni. Vi sono numerosi personaggi, anche secondari, che si rivelano però insignificanti ai fini della trama. Il titolo si rifà probabilmente ad un fatto menzionato in un articolo di giornale del tempo, che riportava la notizia di un incendio in un circo. Il libro si presenta statico e ripetitivo fino alla tragedia collocata nell'epilogo, il grande colpo di scena che movimenta un po' il tutto. Per quanto molto realista, non sono riuscita ad entrare in sintonia né con i personaggi né con la vicenda narrata, provando ben poche emozioni, nonostante riconosca la valida collaborazione tra i due autori.
Io cammino da sola è uno dei miei libri preferiti per la visione della solitudine e del viaggiare da soli. La solitudine non è atto eroico né condizione disperata. Vivere e procedere da soli è un mescolarsi di condizione e scelta che prende forma in una storia personale.
Trovi l'intera recensione sul mio blog https://ilblogdellasere.it/io-cammino-da-sola-di-alessandra-beltrame/
Un libro che esprime in pieno il significato della parola "amicizia". Un romanzo tenero, da leggere tutto d'un fiato e poi ... arrivati alla fine ti lascia un po' così , perché vorresti continuare, vedere come prosegue, invidiosi di non poter far parte di questa storia, di non aver goduto di un'amicizia cosi' buona, bella e vera come la loro.
È un romanzo di fantascienza, un genere che solitamente non amo, ma che ha il pregio di toccare anche la sfera emotiva, di smuovere i sentimenti e di riuscire anche a commuovere. Il racconto è in prima persona ed assume la forma diaristica, il che avvicina molto il lettore al protagonista, rendendolo partecipe del suo mondo interiore e delle sue debolezze. Charlie si presenta in tutta la sua fragilità ed ingenuità, mostrando piena consapevolezza di essere inferiore agli altri e ricercandone continuamente l'approvazione: trasmette indubbiamente tanta tenerezza. Daniel Keyes è bravissimo a delineare l'evoluzione e l'accrescimento della sua intelligenza anche attraverso la scrittura, inizialmente ricca di errori ortografici, con poca punteggiatura, con dialoghi riportati in forma indiretta, per poi diventare impeccabile e sempre più complessa. La trama si arricchisce grazie anche ai salti temporali nel passato, tramite i ricordi di Charlie che riaffiorano e che lui racconta in terza persona, quasi a volersi estraniare da vicende troppo dolorose, che hanno ancora gravi ripercussioni nel suo presente. È un libro che fa riflettere parecchio su più temi. In primis la difficoltà di un genitore nell'accettare che il proprio figlio non sarà mai al pari degli altri e che, purtroppo, pretende da lui traguardi irraggiungibili, senza aiutarlo e privandolo di un affetto e di una comprensione per lui vitali. Altro tasto dolente sono la cattiveria e le derisioni di cattivo gusto nei confronti di chi li interpreta come gesti di amicizia, senza disporre dei mezzi per difendersi. C'è poi un dato che dà molto da pensare: l'intelligenza fine a se stessa che isola quanto, se non più, della fragilità, a dimostrazione che in assenza di sentimenti nulla possa funzionare. Ed ancora il fatto che spesso si dimentichi che ognuno di noi, indipendentemente da diversità, malattie o ,limitazioni, sia prima di tutto un essere umano. Una lettura veramente bella, assolutamente consigliata e che mi porta a fare un invito: quello di dar peso alle conseguenze di ogni gesto o parola pronunciata, vista la facilità con cui si può ferire, e quello di accogliere e valorizzare l'unicità di ciascuno, perché nessuna trasformazione contronatura potrà mai eguagliare la bellezza che già portiamo dentro, ognuno nel suo piccolo ed in forme diverse.
Tra i tanti libri letti sui tatuaggi al momento questo è uno dei miei preferiti.
Un libro bellissimo che ho divorato in tre serate. Oltre a uno sguardo all'origine dei tatuaggi ci da una visione più ampia della storia sociale europea, fin dal paleolitico. Troverai cose che nei libri di scuola sfortunatamente non si insegnano. Una lettura interessantissima non solo per gli appassionati di tatuaggi ma per chiunque voglia ampliare le sue conoscenze storiche.
Molto bello,un mondo criminale e malato