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Gli ultimi messaggi del Forum

La congiura delle torri - Francesco Fadigari

"Folco torno' a guardare il campo percorso dalle grandi ombre delle nuvole.

Siamo quelle ombre noi?

Forse si lo siamo disse Belfiore, ma nel passaggio sul campo ecco che le nubi si concedono al vento e allora ne esce pioggia che irriga la terra e la feconda.

Allora il Vescovo Gregorio è stata la più  grande nube di tutte. Ogni sua goccia ha fecondato il campo"

Nessundove

È un urban fantasy ben costruito, che trasporta il lettore in un mondo immaginario in cui il confine con quello reale è davvero minimo. Il tutto è ambientato a Londra, ma non solo la Londra di sopra con le sue strade, i suoi negozi, le sue case, ma anche una Londra sotterranea con i suoi cunicoli e le sue linee metropolitane. Ed è proprio in questo mondo di sotto, tra le cui fenditure precipita il protagonista, che Neil Gaiman crea tutto il suo world building con i suoi personaggi di fantasia. La storia si articola subito tra i due scenari londinesi, proponendo numerose situazioni ed altrettanti personaggi, per far incontrare presto il mondo di sopra e quello di sotto. Diversamente da quanto succede spesso, Londra non viene descritta come una città grigia ma colorata e rumorosa, allegra, attraversata da numerosi quartieri e che "ospitava e brulicava di gente di ogni colore, genere e usanze". Il colore cinereo viene invece riservato alla Londra sotterranea, un luogo buio, tenebroso e sicuramente misterioso, come la trama che ci si accinge a leggere. A fare da intermezzo ci sono poi ricordi e sogni dei personaggi, tra l'altro resi con un altro carattere di scrittura. Gaiman risulta molto originale anche nella scelta dei nomi dei personaggi: la famiglia Arch e tutti i suoi componenti che si rifanno a qualche elemento delle strutture di una casa o i personaggi il cui nome richiama le fermate della metropolitana o i quartieri londinesi, o ancora i Frati Neri con i loro nomi legati all'oscurità. La trama è movimentata e occorre un attimo per comprendere ciò che succede, ma basta solamente lasciarsi trasportare nel mondo immaginario di Gaiman. La scrittura è scorrevole e la storia viene narrata da diversi punti di vista, che permettono di inquadrare le caratteristiche e le peculiarità dei vari personaggi. Non mancano i colpi di scena. Vi sono poi interessantissimi riferimenti ad eventi storici, più che altro ambientali, realmente accaduti a Londra: il Grande Smog del 1952, ossia una densa e maleodorante coltre di smog che avvolse Londra per alcuni giorni, causando numerose vittime; la Grande Puzza del 1858 (great stink), ossia un intenso odore di acque reflue che rese il Tamigi una fogna a cielo, comportando la necessità di creare una rete fognaria. Interessante anche scoprire che le mura originarie di Londra si trovino ora 5m sotto il livello stradale. Vi sono anche accenni a leggende ed antichi re della Londra mitica. Il finale resta aperto, visto che l'autore prevedeva un seguito, purtroppo per ora presente solo in lingua inglese. Curioso scoprire anche il fatto che il libro sia nato in contemporanea alla serie televisiva che fu chiesta di scrivere a Gaiman. Al termine del libro si ritrovano anche dei materiali extra: due racconti legati alla storia ed una piacevole intervista all'autore, che per costruire al meglio i suoi scenari, si è fatto veramente accompagnare a visitare la rete fognaria di Londra. Bellissime anche le illustrazioni che accompagnano questa edizione. Un libro sicuramente ben riuscito!

Tatà - Valérie Perrin

È l'ultimo romanzo della ormai popolare scrittrice francese Valérie Perrin, da me già amata per i suoi precedenti libri, ed è forse per questo che avevo altissime aspettative che, purtroppo, sono state in parte deluse. Ho trovato che l'autrice abbia messo davvero troppa carne al fuoco, toccando tantissime tematiche, troppe: si passa dalla delusione sentimentale alla pedofilia, dalla violenza domestica all'olocausto, dalla dipendenza ad un passato da scoprire, dal calcio al cinema. Ci sono tantissimi personaggi e tante storie parallele che finiscono per appesantire la progressione degli eventi e la lettura. Il libro è in prima persona ma non c'è un'unica voce narrante: la principale è quella di Agnès, ultima discendente della famiglia Septembre, a cui si aggiungono una misteriosa dirimpettaia, la zia Colette, un'amica della zia, il padre... complici anche una serie di registrazioni su audiocassetta. Ne risulta una trama molto articolata e con diversi punti di vista. Come la Perrin ha ben abituato i suoi lettori, anche in questo romanzo non manca un filone giallo e più misterioso, che risulta sempre la parte più intrigante, che ha il suo crescendo, tant'è che i segreti da svelare diventano più di uno. La narrazione procede su più piani temporali, in un continuo intrecciarsi tra presente e passato di più personaggi. A mio avviso il tutto è un po' prolisso ed alcune digressioni le avrei evitate, tipo la descrizione delle trame dei film della protagonista cineasta: diventa veramente faticoso incamerare tutte queste informazioni, oltretutto inutili ai fini della trama principale. Sulla scrittura niente da dire, l'ho sempre apprezzata: semplice, elegante, densa di sentimento e più informale nei dialoghi. I personaggi principali sono ben caratterizzati, altri invece rimangono quasi esclusivamente delle comparse. Sicuramente l'autrice è brava ad intrecciare il tutto e non mancano i colpi di scena: però, anche a questo proposito, ritengo che l'autrice abbia esagerato, rendendo molti aspetti della storia davvero inverosimili. Peccato perché le basi per un libro meraviglioso c'erano tutte: resta sicuramente la bellezza nell'analisi di alcuni legami familiari indissolubili, che né il tempo, né la morte, né il destino potranno mai cancellare.

Tutte le droghe dovrebbero essere legalizzate? - Mattha Busby

Terminata la lettura di Tutte le droghe dovrebbero essere legalizzate? (Should All Drugs Be Legalized?) di Mattha Busby.
Il libro è del 2023 ma probabilmente "è già vecchio" su molti aspetti, come un certo ottimismo verso l'idea di un mondo con politiche sempre meno repressive (prospettiva sempre meno facile da immaginare, visto la crescita abnorme delle peggio destre), e se si cercano riferimenti alla situazione italiana non se ne troveranno (il libro però non si limita a una visione statunitense-centrica). Inoltre non si può dire che il libro sia totalmente privo di suoi pregiudizi ideologici: personalmente non vedo in ciò un problema, perché ogni persona ha una propria struttura ideologica (in parte "unica", in parte "derivata" dall'esterno perché è impossibile evitare totalmente influenze e secondo me spesso chi più si vanta di essere "anti-pensiero unico" è anche più tendente a ripetere concetti espressi da guru vari, probabilmente di estrema destra) e comunque portare avanti un proprio pensiero non esclude affatto la possibilità di avere un approccio (auto)critico e obiettivo, però non posso negare di non essere in sintonia con alcuni passaggi del libro in cui traspare una mentalità "fricchettona-naive" (come in un riferimento sulla medicina olistica) e legalitarista.
Detto ciò, il messaggio pro-legalizzazione "totale" delle droghe non cede a una prospettiva liberista e, soprattutto, lo studio mette in luce come la guerra alle droghe, promossa in particolare dagli usa ma non solo, oltre a essere clamorosamente fallimentare (chi ironicamente dice che "le droghe han vinto" ha ragione), ha provocato, provoca e provocherà danni molto maggiori dell'abbandono di politiche repressive, sia per la salute diretta di chi abusa delle sostanze stupefacenti sia per la violenza che alimenta mentre foraggia gli imperi criminali. Si mette inoltre in luce l'ipocrita doppiopesismo con cui si dividono droghe "legali" (alcool, tabacco, farmaci prescritti, ma anche caffé, té ecc.) e droghe "illegali", di come queste divisioni, insieme alla classificazione di "pesantezza", sia spesso arbitraria e cambi nel tempo, e di come spesso le strategie di repressione servano non tanto a raggiungere il mito dell'assenza di droghe (impossibile, in quanto gli esseri umani, e non solo, da sempre hanno esperienze con sostanze droganti) quanto a reprimere gruppi mal visti da chi detiene il potere (soprattutto se di destra): reprimere chi critica un certo sistema "valoriale" perché critica questo sistema o sorvegliare determinati gruppi etnici per ragioni razziali non suona così bene come reprimere "chi si droga".
Insomma, una lettura molto interessante, anche se probabilmente non esaustiva.

La guida della Pinacoteca Ambrosiana - Marco Navoni, Alberto Rocca

Una guida realizzata molto bene nel formato, nella presentazione delle opere, nella qualità delle riproduzioni.
È ideale, a mio parere, per prepararsi alla visita della pinacoteca perché, oltre a fornire una panoramica delle opere in essa contenute, ne descrive la tecnica di realizzazione, il tema, l'attribuzione ed aggiunge particolari utili e curiosi sull'autore e sul periodo storico.
Trattandosi inoltre di opere prevalentemente di argomento religioso, esse vengono "svelate" al lettore anche tramite una lettura iconografica: in tal modo le opere stesse possono essere apprezzate maggiormente sia seduta stante sia durante un'eventuale visita vera e propria.

Colazione da Tiffany - Truman Capote

È un breve romanzo che colpisce molto per la sua protagonista, una giovane donna libera, indipendente, indifferente ai giudizi della gente e al tempo stesso fragile nella sua continua ricerca di un posto e di un qualcosa che le appartenga. Eppure non è così semplice, come mostra il suo continuo rifuggire da relazioni stabili e da affetti; persino sul suo biglietto da visita, sotto il suo nome compare la scritta "in viaggio", e nel suo appartamento tutto è ancora stipato nelle valigie. La sua vita sembrerebbe l'apoteosi della dissolutezza, con continui festini organizzati nel suo appartamento ed uomini che la ricercano in continuazione, ma Holly non perde mai l'eleganza ed il fascino. Appare come la classica femme fatale che fa cadere tutti ai suoi piedi senza perdere la dignità. La storia è narrata in prima persona, ma la voce non è quella della protagonista, bensì quella dello scrittore da lei chiamato Fred ma di cui non verrà svelato il nome, nonché suo vicino di casa, che fa un tuffo nel passato per raccontare di lei, ormai svanita senza lasciare tracce. La scrittura di Truman Capote è fluida ed essenziale ed il libro si legge velocemente. Benché avessi delle aspettative maggiori non posso dire di non essere rimasta affascinata da questo personaggio ed il merito va all'autore che si è calato in un universo al femminile, cogliendone forza e fragilità. Sarà che ho un debole per i gatti, ma il finale l'ho adorato.

R: Io non mi chiamo Miriam - Majgull Axelsson

È un libro sull'olocausto, doloroso, toccante, crudo e al tempo stesso delicato, un'altra necessaria testimonianza che, pur essendo un'opera di fantasia, attinge ad abominevoli fatti storici realmente accaduti. La cosa interessante è la scelta dell'autrice Majgull Axelsson di narrare questi fatti disumani, ormai noti ma mai sufficienti per non dimenticare, da un punto di vista insolito: quello degli zingari, con il loro segno distintivo del triangolo marrone e la lettera Z preposta al codice numerico impresso a fuoco, che furono perseguitati dai tedeschi al pari degli ebrei. Vi sono a riguardo dei riferimenti storici preziosi, spesso sconosciuti ai più: la resistenza del settore degli zingari ad Auschwitz; la notte degli zingari, ossia la terribile notte tra il 2 ed il 3 agosto del 1944, in cui circa 3000 zingari furono gasati e poi bruciati; e gli orripilanti esperimenti del medico Mengele, condotti appunto soprattutto sui bambini di questa etnia. Nel libro si parla soprattutto dei suoi esperimenti sulla noma, una malattia dovuta alla malnutrizione, una specie di cancrena per cui i batteri del cavo orale si nutrono del corpo stesso, causando dei veri e propri crateri in viso. Mengele, un vero e proprio mostro, che "addolciva" le sue innocenti vittime con le caramelle... Piange il cuore solo al pensiero di a quanto possa arrivare la crudeltà umana. Mengele è quindi un personaggio reale e nel libro ve ne sono altri due. La trama si compone di continui salti temporali tra il presente della sopravvissuta Miriam ed i suoi ricordi, che appaiono come tanti cassettini dolorosi, per cui risulta molto difficile aprire le ante della memoria. Si tratta di ricordi atroci e vividi di prigionia, di fame, di violenza, che la protagonista vorrebbe cancellare, ma basta un semplice rumore a farla precipitare in un vortice di immagini strazianti. Sebbene ci sia la necessità di dimenticare, non si può sradicare una paura che resterà sempre dentro. Appaiono lampanti tutti i pregiudizi rivolti agli zingari, i tattare, come venivano chiamati in modo spregiativo in Svezia, paese scelto da Miriam per continuare a vivere. L'autrice si sofferma giustamente nelle descrizioni della vita nel lager, sottolineando le caratteristiche fisiche comuni a tutte le deportate: "magre e nodose, volto grigio, occhi inespressivi messi in ombra dai cerchi scuri della fame". E alla tristezza di ciò che è veramente successo, si aggiunge un racconto doloroso, di chi è costretto a tenersi tutto dentro, non solo per la fatica di rivivere qualcosa di doloroso, ma anche perché a fine guerra vi era realmente una sorta di tabù su tutte le testimonianze dei lager. La lettura è scorrevole, lunga e ricca di particolari, ma mai noiosa. Si ritrovano anche alcune parole in romanés, la lingua dei rom ed un gergo tipico dei campi di concentramento: l'aufseherin (sorvegliante dei blocchi), i muselmann (morti viventi, detenuti con inedia fino alle ossa e che hanno smesso di lottare), il kaninchen (il coniglietto, ossia le cavie per gli esperimenti), il sonderbehandlung (il trattamento speciale, un eufemismo usato dalle SS per mascherare l'omicidio di massa tramite le camere a gas). Una lettura molto interessante che pone l'attenzione ancora una volta su un pezzo di storia che deve continuare a "tormentarci", a farci riflettere sull'inferno vissuto e raccontato dai pochi sopravvissuti, che tornati alla libertà non hanno potuto fare a meno di trovare straordinarie situazioni e comodità legate alla nostra normalità di tutti i giorni...

Le rondini di Montecassino - Helena Janeczek

I romanzi di Helena Janeczek sono sempre una garanzia per la serietà e l'impegno con cui la scrittrice recupera i fatti storici fino a trasformarli in racconto e per la scrittura fluida con cui li presenta.
In quest'opera si raccolgono una serie di racconti relativi alle battaglie di Montecassino a cui parteciparono a fianco degli Alleati anglo-americani soldati di ogni nazionalità sia europei sia provenienti da Paesi coloniali o ex-coloniali.
È preponderante però l'aspetto autobiografico in quanto la scrittrice, figlia di ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah, mette in risalto da una parte il contributo dato dal popolo polacco alla liberazione dai nazifascisti e dall'altra la complessità del loro ruolo durante il Secondo conflitto, schiacciati tra l'Unione sovietica di Stalin e la Germania di Hitler.
L'autrice s'interroga sul senso e sul significato della memoria, tema che attraversa tutte le storie qui raccolte, se sia essa la necessità di non dimenticare il passato per costruire il presente e quindi il futuro o piuttosto sia il modo per ripensare il nostro rapporto con chi ha vissuto il dramma della guerra e della privazione della libertà.

Evviva la neve - Delia Vaccarello

Pensavo si trattasse di una raccolta di storie (vere), in realtà è più una ricerca giornalistica nelle (riprendendo il "sopratitolo") vite di persone trans e transgender. Essendo il libro del 2010, chiaramente non si può definire un lavoro aggiornatissimo, quindi non va usato come fonte d'informazione per l'attualità, ma l'approccio intimista e corale che Vaccarello adotta nella sua narrazione, focalizzando l'attenzione sulle persone direttamente interessate e sulle loro relazioni (famigliari, sentimentali, ma anche ospedaliere) è molto efficace nel rafforzare una dimensione umana e quotidiana, motivo per cui forse come lettura sarebbe da consigliare più a chi ancora (e non solo "a destra") si tiene in una posizione di estraneità alla questione, ma forse bisognerebbe consigliare caldamente un percorso di seria decostruzione dei codici dettati dalla ciseteronormatività che purtroppo buona parte della popolazione (ribadisco, non solo "a destra") continua a interiorizzare acriticamente.

M. [1]: Il figlio del secolo - Antonio Scurati

A parte l'elenco dei personaggi principali, ho finalmente terminato la lettura di M - Il figlio del secolo di Antonio Scurati.
Pur usando la narrazione in terza persona (fatta eccezione l'uso della prima persona nel "capitolo" di apertura e in quello di chiusura), abbracciando uno sguardo corale di punti di vista, inserendo stralci di documenti storici e riducendo al minimo i dialoghi diretti, questo romanzo racconta l'ascesa di benito mussolini con un'intimità tragica, costruendo una figura anti-eroica fedelissima alla Storia ma, pur non abbracciando la demonizzazione (che, a mio avviso, non fa mai bene, e non per questioni di moderatismo ma perché, demonizzando il nemico, gli si toglie la responsabilità umana e, per assurdo, si rende inutile ogni istanza di rivolta contro di esso), si evita la mitizzazione, anche mascherata e/o ambigua, che l'estrema destra attualmente al potere, a 100 anni quasi esatti di distanza dalla presa del potere del fascismo storico di cui è erede diretta, vorrebbe sotto sotto (e forse neanche così "sotto sotto") fare del duce.
Scurati, inoltre, riesce a rendere palpabile l'atmosfera tesissima del periodo storico affrontato rivelando anche una certa "casualità" e inconsapevolezza dell'avvento del fascismo e, forse, questo è il lavoro di massima demitizzazione che il romanzo compie su questo fenomeno: privato della natura "fatalistica" ricostruita a posteriori, che vede la salita al potere di mussolini come un fatto inevitabile, il potere fascista perde la sua aurea (anti)eroica mostrando una confusione che, con avversari diversi (e istituzioni diverse), sarebbe scoppiata in una bolla di sapone. Anche lo svelamento di divisioni e beghe interne contribuisce ad abbattere il fascino del fascismo sgretolandone la pretesa di unitarietà monolitica.
Insomma, un ottimo romanzo.

Speak - Laurie Halse Anderson

È un breve romanzo in prima persona toccante, reale e che porta a riflettere sul tema della violenza sessuale. Ho letto diversi libri a riguardo, molti che descrivono ciò che il carnefice suscita nella vittima; questo libro pone invece l'attenzione sullo stato di malessere che comporta tale abuso, con tutte le conseguenze a livello sociale, scolastico e familiare. È un libro adatto ai lettori più giovani, che possono facilmente immedesimarsi, ma che consiglio anche ad un pubblico più adulto, perché descrive molto bene tutte le dinamiche di emarginazione e di accettazione che caratterizzano il mondo adolescenziale. La protagonista si mette completamente a nudo, cosa che non le è possibile nella realtà, perché ciò che ha subito è troppo doloroso da ricordare, da affrontare e, soprattutto, da raccontare. Infatti si chiude nel suo mutismo, evidenziato anche dalla scelta di rendere i dialoghi attraverso una specie di forma teatrale: l'Io della protagonista rimane spesso vuoto. Anche l'andamento scolastico diventa indice di qualcosa che non funziona, come testimoniano le pagelle con voti sempre più bassi. Altro sentimento che domina è la solitudine, dovuta anche a delle etichette imposte dagli studenti più in vista, che comportano una selezione che crea spesso finte amicizie e situazioni spiacevoli: altro problema adolescenziale assolutamente da non trascurare. La lettura è scorrevole, caratterizzata da un linguaggio semplice e giovanile, che ben si adatta alle peculiarità della protagonista.

Per motivi di giustizia - di Marco Omizzolo

leggere questo libro ai giorni nostri e prendere atto dell'esistenza della schiavitù ai giorni nostri. un libro inchiesta stravolgente sulla condizione dei lavoratori agricoli nell'agro pontino. Ad un ora da Roma si vivono situazioni di padronanza disumana su persone giunte in Italia per cercare un futuro migliore per se e per la famiglia in India. Una schiavitù contrattualizzata che deve essere denunciata e combattuta.

Il fiore delle illusioni - Giuseppe Catozzella

Storia di Francesco emigrato al Nord, dalla Basilicata, sin da bambino che passa la sua giovinezza alla ricerca di una dimensione tutta sua (fare lo scrittore ?) la uale però viene messa alla prova, ogni volta che torna nella terra natia per le vacanze, sia dall'ambiente dove son cresciuti i genitori e ancora ci abitano i parenti, sia dal rapporto affettivo con il cugino che mai si è mosso.

Holly - Stephen King

Libro davvero molto godibile e di facile lettura : King non esagera in descrizioni varie,di luoghi e/o persone,che spesso generano confusione e noia nei lettori, ma si focalizza sul caratterizzare la protagonista,Holly Gibney,i vari comprimari,su tutti Barbara Robinson, e i 2 antagonisti,i vecchietti terribili Rodney e Emily Harris. Storia farcita da numerosi riferimenti al Covid (visto il periodo di ambientazione,2021),nessun elemento paranormale o mostro sanguinario,semplicemente si enfatizza la "banalità del male" in un susseguirsi di flashback che spiegano le varie vicende in modo più o meno dettagliato e regalano al lettore un quadro chiaro di ciò che è successo e sta per succedere. Un ottimo romanzo,consigliato a tutti. Voto 8/10

GrishaVerse. La legge dei lupi - Leigh Bardugo

È il secondo volume della duologia Il re delle cicatrici, dedicata al personaggio reale di Nikolai Lantsov. Il libro riprende le fila del volume precedente, senza però rinunciare a movimentare la storia con nuovi personaggi, che vanno ad ampliare anche i vari punti di vista da cui il tutto viene narrato. Piacevoli anche le comparse di vecchi personaggi appartenenti alla serie precedente. La storia prosegue sempre su due filoni paralleli che finalmente finiscono per convergere nell'epilogo. La scrittura è sempre molto scorrevole e la trama ben articolata: Leigh Bardugo riesce a tirare tutte le fila delle varie strade aperte per completare il grande puzzle da lei costruito. Non mancano i colpi di scena e l'azione, con un crescendo che sfocia in veri e propri attacchi bellici, ed anche in questo volume bisogna mettere in conto delle perdite. Non manca poi il lato più romantico, che fa comunque da contorno e che non disturba affatto: le nuove relazioni sono facilmente prevedibili, ma le scelte e gli accoppiamenti ben riusciti. Zoya e Nikolai sono dei personaggi che mi sono piaciuti molto! Se devo muovere delle critiche, posso dire che reputo il ritorno dell'Oscuro poco incisivo: il personaggio, che ha seminato terrore in precedenza, in questo libro è troppo defilato e troppo ridimensionato nel suo essere, da risultare quasi inutile ai fini della storia. Altra considerazione: la protagonista sembra più Zoya che Nikolai, anche se è un personaggio che ha avuto un'evoluzione fantastica. Quindi nel complesso posso dire di aver apprezzato molto questa lettura. Ultimo appunto: l'epilogo aperto mi ha fatto concludere con un "ma dai, non può finire così! "... anche se la Bardugo può aver volutamente lasciato aperta la porta ad un seguito, ed allora non mi dispiace.