In questo romanzo autobiografico, bello, commovente, schietto, l'autore parla della sua famiglia d'origine, soffermandosi soprattutto sulla figura di suo padre Federico, ferroviere con una passione viscerale per la pittura.
Il libro non segue un ordine cronologico rigido e cadenzato ma in ognuna delle tre parti in cui è suddiviso viene sviluppato un macro-tema: il carattere violento di Federico soprattutto nei riguardi della moglie Rusine', l'impossibilità di conciliare il ruolo di pittore-artista con quello di marito-padre, l'adolescenza dell'autore con il progressivo allontanamento dal padre stesso.
La memoria è ciò che resta dopo che molto tempo è trascorso, è la nostra percezione degli avvenimenti che furono, non è necessariamente la capacità di ricordare esattamente i fatti passati perché, come scrive l'autore, "la strada dei fatti inoppugnabili non porta da nessuna parte".
Forse per questo l'autore ha deciso di strutturare in tal modo il romanzo: per dare più risalto all'idea della memoria come racconto, per mettere in evidenza ciò che resta del vissuto una volta che una fase della vita, o tutta la vita, si è chiusa.
Superlativo il finale.